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THE INFORMANT
(THE INFORMANT)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 ottobre 2009
 
di Steven Sorderbergh, con Matt Damon, Scott Bakula, Joel McHale, Melanie Lynskey (Stati Uniti, 2009)
 
Cineasti fra i più talentuosi del cinema americano, Steven Soderbergh è un tipo strano da mettere a fuoco. Eternamente proiettato in avanti, provocatoriamente in bilico fra la sperimentazione innovativa del suo primo SEX, LIES E VIDEOTAPE, autore di noir splendidi e inquietanti come OUT OF SIGHT o L'INGLESE, del melanconico SOLARIS, di successi popolari come il brillante ERIN BROCKOVICH, l'elaborato TRAFFIC, per non dire dei tre OCEAN'S con i Clooney, Damon, Pitt. E ritornare quindi alla sorpresa del piccolo, autoriale BUBBLE. Ora, subito dopo i due affreschi discutibili alle radici del mito del CHE, questo semiserio divertissement sociale, THE INFORMANT! che sarebbe un Mark Whitacre, biochimico di un gigante dell'agroalimentare, protagonista tra il '92 e il '96 di un fatto di cronaca clamoroso: trasformarsi da dirigente ai massimi vertici a tragicomico infiltrato per conto dell'FBI, allo scopo di denunciare i soprusi dell'azienda nell'imposizione internazionale dei prezzi.

Gli americani sono maestri nel costruire impalcature drammaturgiche di grande impatto spettacolare e riuscita talora artistica, senza rinunciare per questo alla denuncia di molte magagne di casa loro. Si pensi a BURN AFTER READING dei Coen, quando si tratta di metterla sul faceto; o al favoloso THE INSIDER di Michael Mann, sulle malefatte dell'industria del tabacco. Nell'incontro con il paradossale protagonista del suo film, Soderbergh ha la fortuna di avere fra le mani un formidabile Matt Damon. Ingrassato di 15 chili, furbo o imbranato a seconda delle circostanze nel suo impermeabile inamidato, straordinario di verità posticcia, a somiglianza dei suoi baffetti e occhialini impossibili.

Ma chi gliela fa fare, a questo Mark Whitacre? Girando un film dalle premesse più che accattivanti sulla manipolazione (come spesso gli è successo) che si fa mistificazione il regista sembra essere il primo a farne le spese. La sceneggiatura delle false piste è fin troppo ingorda, i dialoghi soverchianti, l'incastro che poteva essere prezioso arrischia di confondere prima ancora di tediare lo spettatore. Se quella di girare le carte in tavola faceva parte dell'arte del suo protagonista, anche a uno bravo come Soderbergh risulta poi difficile venirne a capo.      


   Il film in Internet (Google)

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